COORDINATE PER LA CRUDELTA’ di Fabrizio Lombardo

Giunto alla terza raccolta, Fabrizio Lombardo assembla in Coordinate per la crudeltà una serie di quattro reportage, tanti quanti sono le sezioni in cui è diviso il libro, incentrati sulla realtà e sulla vita quotidiana dentro cui gli esseri umani agiscono. Via via che il testo procede, i componimenti appaiono farsi sempre più rarefatti quanto impetuosi, passando dalla riflessione di un privato quotidiano alla constatazione dell’orrore insito nell’universo del lavoro, così come oggi ci si propone.

Mantenendo fede a uno stile dagli accenti rapsodicamente lirici, pur restando sempre strettamente collegato con una versificazione narrativo-riflessiva, oltre che profondamente autobiografica, Lombardo traccia le coordinate tutte contemporanee di un teatro della crudeltà tenuto in tensione sul filo di una glaciale constatazione degli eventi. Anche quando il personaggio cui l’autore si rivolge prende le sembianze concrete di uno degli affetti più intimi.

È proprio in questo sguardo, attento quanto parzialmente distaccato, che Lombardo indica la necessità di nuove coordinate capaci di tracciare una possibile rotta attraverso la quale permettersi di vedere finalmente, quindi di riconoscere, la crudeltà del nostro contemporaneo, meglio: la “dittatura del contemporaneo”. Apparentemente invisibile ai nostri occhi, sottolinea Lombardo lungo tutto il suo libro, la crudeltà deve invece essere indicata e nominata, affinché non ci fagociti. Ecco anche perché, in Coordinate per la crudeltà, il paesaggio appare ridotto ai minimi termini se non del tutto scomparso nella sua accezione classica. Lo troviamo spesso annegato nella nebbia, o sostituito dalle catatoniche composizioni create per lo più da silenziosi, inquietanti Centri commerciali. Anche questo diventa in Lombardo notazione forte di come il nostro occhio abbia difficoltà a percepire natura e suo concetto – al pari di quello di umanità – se non travisato, se non nelle forme della totale contaminazione. Stesso segnale di alienazione che può provare chi sfreccia lungo l’autostrada o si muove all’interno di un orizzonte vuoto dove il Retail ha manomesso, fino a renderla assuefatta, la nostra percezione del mondo, di cosa lo abita, di come sia stato pervertito dal profitto.

 

L’autore

Nato a Bologna nel 1968, lavora per una catena di librerie.

È redattore di «Versodove – rivista di letteratura» che ha contribuito a fondare nel 1994 e con la quale cura la rassegna Passaggi di versi all’interno di “Passaggi Festival della Saggistica” di Fano.

Ha pubblicato Carte del cielo (VersodoveTesti 1999); Confini provvisori (Edizioni Joker 2008) e le plaquette Il cerchio e il silenzio (Squadro Edizioni Grafiche 1995); di quello che resta (Quaderni di poesia 1998).

Sue raccolte sono presenti in diverse altre antologie. Ha pubblicato su numerose riviste e quotidiani, tra cui: «il verri», «Poesia», «Private», «l’Unità», «Versodove», «Tratti», «Atelier», «La clessidra», «Kult», «Corriere della Sera», «Poeti e Poesia», «l’Ulisse».

Ha curato le note al volume Antonio Porta, Yellow, (Mondadori 2002).

Sue poesie sono tradotte in francese, inglese, slovacco, serbo croato e spagnolo.

 

ESTRATTI

 

 

 

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È molto più onesto ora farsi da parte, dirsi fuori quota

per gare come questa. Ammettere che non è il terreno

adatto. Che è stata solo una falsa partenza. Dire

che la pazienza è andata. O anche scrivere

delle solite cose, ripetere i fondamentali

e risparmiare fiato per i giorni che verranno

per l’ennesimo novembre di silenzio e allenamenti mancati.

 

 

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poi, di colpo i tuoi occhi sono un luogo indecifrabile.

tutto resta immobile come chi non sa parlare.

se prendo a prestito il tuo dolore, oggi,

proverò a riportarlo, dopo una lunga vacanza, pulito e nuovo.

di domenica o anche in un giorno qualunque,

di marzo però, con il primo sole.

 

 

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Dal finestrino, in auto, verso Vercelli un crepuscolo

di fari e nebbia. Dietro: la struttura del magazzino

di Amazon assorbe l’urto dello sguardo, sposta il pensiero

di lato e scarta secoli di storia sociale e lotta di classe.

Tutto, oggi, è in pronta consegna.

 

 

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Continua a chiedere se voglio un’altra birra il grassone

dietro al banco nella Zum Uerige a Düsseldorf. Tra facce

d’affari e ubriachi abituali ripenso

a come quello che abbiamo visto oggi sarà superato

e vecchio tra pochi anni. L’innovazione degli spazi

commerciali – siamo qui per questo – suonerà vuota

dentro al freddo riflesso dello smart shopping:

dittatura del contemporaneo/ monopolio di mercato.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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