PIETRE DA TAGLIO

 

PIETRE DA TAGLIO
di Anna Franceschini
Isbn: 9788885863316
f.to 10.5×14.8 cm. | pp. 124 | € 10.00
In libreria dal 21 gennaio 2022

Al suo esordio con Pietre da taglio, Anna Franceschini
decide di percorrere una doppia strada compositiva.
La raccolta si divide infatti in due grandi capitoli dove
vengono collocate le forme della poesia, in uno, e della
prosa, nell’altro. In entrambi Franceschini elabora una
strada personale nella trattazione di quello che
possiamo definire come un caposaldo della poesia
femminile contemporanea: il corpo.
Di corpi parla infatti ogni singola traccia di Pietre dataglio.
È un elemento fortemente iconico e polarizzato, che  nella pluralità della declinazione “la Storia opprime,
rinchiude o zittisce quando non lascia fuori inascoltati”,

come afferma Caterina Serra nell’introduzione.
Un corpo, o più corpi, racconta Anna Franceschini, che si vuole comunque non prettamente femminile, ma appartenente a chiunque sia costretto in uno stato di non libertà, cui sianegata la parola o cui quest’ultima sia indicibile perché non conosciuta, non elaborata.
Il luogo-teatro in cui Franceschini ambienta la richiesta di voce e parola, la dichiarazione del corpo al voler esistere come all’autodeterminazione al non volerlo fare, è spesso un ambiente domestico, casalingo.
Lo spazio dei bisogni primari – fame, affetto – disillusi o negati, si fa nei testi di Pietre da taglio scena tragica, fonte di agnizione senza risoluzione.
Da questo utero buio si pensa di uscire, ma non si esce. Si lotta per la propria autonomia, ma non si trova una sola indicazione di uscita.

Sostenuta da un ritmo serrato e da un montaggio dai risvolti cinematografici, la scrittura di Anna Franceschini si addentra con fermezza nei luoghi oscuri più carichi di riferimenti intimi dando visibilità a quelle che possiamo definire come crepe, tagli.
Elementi che si fanno indicazione visibile, nell’impostazione grafica dei testi. Tra le parole sia in senso orizzontale che verticale, lo spazio grafico si allarga creando uno scollamento, una tensione dove lo sguardo precipita, dove il respiro viene a mancare, in un impedimento a trovare una consapevolezza di sé, una precisa autodeterminazione del proprio essere persona.

L’autrice
Anna Franceschini è nata nel 1983 a Bologna, dove vive. Si occupa dell’organizzazione di eventi culturali a
livello cittadino. Fa parte della redazione della rivista «Le voci della luna» (Sasso Marconi). Suoi testi e saggi
sono stati pubblicati su lit-blog e riviste letterarie. Nel 2017 ha partecipato alla rassegna di scritture di ricerca
Riassunto di ottobre, a cura di Sergio Rotino e Marco Giovenale. Dal 2018 e fra le organizzatrici della
rassegna di poesia Una come lei, in collaborazione con la Biblioteca italiana delle donne di Bologna. Sempre
nel 2018 vince la XVI edizione del Premio letterario “Anna Osti” per la silloge inedita. Nel 2019 è fra gli ospiti
dei festival Bologna in Lettere e Poesia Festival di Modena.

 

ESTRATTI

***
Il pensiero una immagine senza
sfondo presa polmonare spinge e si vergogna
non va agito richiamato un corridoio stretto
gelido oltre il finestrino si amplifica
convoglio uterino acqua mista comandata
si apre tiene il segno fa passare
A noi non si perdona la cattiveria
il volto dipinto di una bocca per parlare

***
Non è l’oppositrice ha uno sciame
addestrato nei capelli scava un foro
unghie nere estrae memoria senza sonno
la materia crea un cerchio definito
sulla testa dove salta l’animale
Il respiro un raggio breve tende l’arco
provoca bruciature sui lobi
sussurra una figura capovolta
l’aculeo lo scaglia nel vantaggio
la carne che demorde senza copertura
il dolore dell’animale deriso

***
Uno strano godere dell’esistere
la casa partorì donne gravide
un pensiero come un tamburo neanche un figlio
Dolore nei passaggi bui che stringe il corpo
ecco la casa disporsi sui contorni il vuoto
c’è una stanza per un uomo disteso
riduce a immagini il sole gli alberi
ha la capacità la capienza gli occhi
Dove risiedono le non parole i non ricordi le non frasi
da qualche parte muovo le braccia a burattino
è un sacrificio e lo concedo ho osato
fare pienezza nella mancanza
quell’uomo che cerca casa dorme con me nella confusione
***
Nella casa dell’infanzia le pareti non erano mai abbastanza spesse da stare da soli. La stanza era
chiusa. Loro ci spingevano via, quando noi volevamo uscire. Avevano ammassato giochi ai lati che
ci chiudevano: ci inoltravamo tra le bambole di pezza, il binario di un trenino, l’affaccendarsi delle
macchinine elettriche, il perdurare delle musiche dei carillon. Immaginavamo di essere adulti, se
mai ci saremmo arrivati a esserlo davvero, acconciando i capelli come fanno le madri, prima di

 

 

 

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