Parole Sante, Reading Jazz Poetico

16 dicembre 2017

Orario: 18.00-20,30

Luogo: Radici del Salento, Bologna

 

Questa avventura antologica  parte con la voglia di pensare   la riappropriazione delle lingue  locali come occasione di arricchimento e soprattutto di laboratorio verso un linguaggio  poetico plurale, da cui è possibile attingere tutti insieme per costruire mondi.

 

laboratori dulà ch’e si produsin  cuncjadenaments

incoerents ma pussibii,

ritmos interiors e cosmics

 

laboratorio dove si producono concatenamenti

incoerenti ma possibili,

ritmi interiori e cosmici

(da Usmis 1990  riviste par culturis rivoluzionariis furlanis e planetariis )

 

Scriveva  Pier Paolo Pasolini  circa la differenza tra lingua e dialetto:

il dialetto è la più umile e comune maniera di esprimersi, è soltanto parlato, nessuno si sogna mai  di scriverlo. Ma se qualcuno venisse quell’idea?

Voglio dire, l’idea di usare il dialetto per esprimere i propri sentimenti , le proprie passioni.  Non, badate bene, per scrivere due o tre stupidaggini da far ridere, o per raccontare due o tre vecchie storielle del proprio paese ( perché allora il dialetto rimane dialetto,  e finito lì), ma con l’ambizione di dire cose più elevate, difficili magari, se qualcuno, insomma, credesse di esprimersi meglio con il dialetto della propria terra, più nuovo, più fresco, più forte della lingua nazione imparata nei libri? Se a qualcuno viene quell’idea , ed è capace di realizzarla e altri che parlano quel medesimo  dialetto lo seguono e lo imitano, in modo che un poco alla volta, si raggruppa una buona quantità di materiale scritto, allora quel dialetto diventa lingua.

La lingua sarebbe  così un dialetto scritto e usato per esprimere i sentimenti più alti e segreti del cuore. ( da  Pier Paolo Pasolini, L’Academiuta friulana e le sue riviste, Vicenza, Neri Pozza, 1994.)   

 Grazie quindi ai poeti che hanno accettato di partecipare a questa avventura,  che per noi si è rivelata  un’esperienza corale, un coro di ricchezza che è anche  un viaggio dentro di noi, un viaggio “corsaro” e coraggioso,  un navigare nei i meandri di una politica dell’esistenza che esplora  rotte  plurali e di meraviglia.

 

No o ai pôre da lis striis

mame
parcè ch’o ai viodût
cetantis robis tristis
toratôr
iar
cumò

mame

No o ai pôre da lis striis

cumò
parcè ch’o ai viodût
cetante maravee
atôr pal mont
jò fie
cumò

(da Raf bb Lazzara –Düsseldorf 1965-Cormòns 2016)